Trasportarono
il capitano nell’infermeria della nave . Perdeva sangue copiosamente . La
stanza risuonava delle urla dei feriti durante l’ultimo attacco dei predatori .
Il motore posteriore destro era stato centrato da una cannonata e l’aereonave
procedeva lievemente inclinata verso un lato . Grazie al cielo c’era un automa
che la manteneva in equilibrio , altrimenti sarebbe già precipitata nella
giungla sottostante . Il medico di bordo fece appoggiare il capitano su una
barella e si sedette su uno sgabello . Strappò la camicia del comandante di
bordo e scoprì la ferita . A quanto pare il braccio sinistro del capitano era
tato centrato da un colpo di cannone ed ne era uscito letteralmente a brandelli
. Dal gomito in giù non c’era più nulla . Per fortuna i predatori avevano usato
colpi di artiglieria normali , con l’intenzione di mantenere il carico più
intatto possibile . Se durante la battaglia fossero stati usati colpi esplosivi
a quest’ora il capitano e mezza nave sarebbero ridotti in poltiglia . Comunque l’importante
ora era che il capitano poteva essere salvato . Il medico di bordo lavò il
moncherino e lo disinfettò , fermando l’emorragia nel frattempo . Per il
momento la situazione sembrava stabile , quindi si dedicò agli altri feriti
mentre un infermiere bendava e fasciava quello che restava del braccio . In
generale le ferite non erano gravi tra la truppa , giusto qualche proiettile da
estrarre e un paio di dita saltate . Nell’infermeria entrò caracollando in
grasso tecnico con la protesi in ottone
per il comandante . Il dottore si sistemò gli occhiali , la esaminò per
bene e poi annuì quasi impercettibilmente con al testa . Spostarono il capitano
su un’altra barella e gli slegarono le bende . Il tecnico passò al
chirurgo\dottore il raccordo che serviva per attaccare la protesi al moncherino
del comandante . Era in ottone anche quello , dorato e sterilizzato . Venne
arroventato con una fiamma ossidrica e premuto direttamente sulla carne viva .
Sfrigolando divenne praticamente parte del corpo del comandante . Dopo mezz’ora
il capitano , sebbene quasi cianotico , volle salire sul ponte . Tenuto a forza
di braccia da due mozzi venne portato sovracoperta . L’AURORA proseguiva
inesorabile il suo volo verso casa , venendo rimessa a posto con riparazioni di
fortuna direttamente sulle zone interessate . Il capitano con un cenno della
sua nuova mano di ottone si fece passare il cannocchiale automata . In
lontananza c’erano le torri di Nimireth , la capitale . Casa .
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