lunedì 4 giugno 2012

Neve


Il fuoco si stava spengendo . La guardia armata sporse la testa sull’apertura del barile e constatò che era rimasto solo un piccolo rametto integro . Il resto era brace e cenere . Il soldato si chinò , raccolse un paio di ciocchi di legno e li buttò nel bidone . Non presero fuoco subito . Dovette soffiare a lungo per fare rintuzzare le fiamme . Quando iniziò a levarsi un bel tepore dal focolare improvvisato si tolse i guanti e espose le mani a quel ben di dio . A quell’ora della sera c’era solo una cosa che voleva fare . Accendersi una bella paglia . Per fortuna gliene era rimasta una , che aveva poggiato sull’orecchio . Si rimise i guanti e iniziò a tastarsi il giaccone invernale in cerca dell’accendino . Lo trovò nella tasca posteriore dei jeans . La guardia abbassò la sciarpa da davanti la faccia ,  si mise la sigaretta tra le labbra e , tenendoci davanti una mano per riparare la fiamma dal vento freddo , la accese . Aspirò un paio di boccate da quel paradisiaco calumet della pace e si guardò intorno . Nella notte e nella tormenta c’erano solo lui , le facciate spoglie dei palazzi e il tappeto di neve perenne che copriva il suolo . Tutti gli altri stavano dormendo nel palazzo a cui faceva la guardia . Tra circa un’ora sarebbe venuto qualcuno a dargli il cambio , così anche lui avrebbe potuto scivolare tra le braccia di Morfeo . Solo un’ora . Sembrava un’eternità , ma almeno la situazione si era mantenuta tranquilla . La sua testa esplose e macchiò la neve di rosso . Da una delle finestre dei palazzi circostanti ci fu un movimento . Il cecchino tolse i cavalletti al fucile di precisione e si alzò in piedi . Tolse il visore notturno da davanti gli occhi , prese una ricetrasmittente dalla cintura e mormorò qualcosa nell’apparecchio . Attese un minuto , dopo di che i nuovi ordini gli vennero inviati attraverso l’auricolare . Si premette un dito sull’orecchio e ascoltò in silenzio . Rispose affermativamente , si voltò e varcò la soglia . Percorse quasi tutto il corridoio e si fermò davanti alla penultima porta . Il legno ormai era marcio per l’esposizione agli agenti atmosferici e al freddo , quindi gli bastò un calcio per sfondarla . Una volta dentro l’appartamento raggiunse il balcone che si affacciava sulla piazza . Ripulì dalla neve un’ampia fetta di superficie e vi si sdraiò . Aprì i cavalletti dell’arma e li fissò a terra . Il cecchino indossò un’altra volta il visore notturno e lo accostò al mirino telescopico dell’arma . Iniziò a frugare nel sacchetto delle munizioni finchè non trovò quello che stava cercando . Caricò il fucile di precisione con un proiettile incendiario . Poi fu silenzio . La neve continuava a volteggiare indifferente nella sua caduta libera verso il suolo . Lungo una parete dell’edificio che il soldato stava scrutando con il mirino era stato collocato un grosso bombolone contenente propano . Il cecchino prese la mira e sparò . Vide il proiettile muoversi come al rallentatore verso il bersaglio . La sua traiettoria era perfetta e , quando impattò con il metallo , l’area circostante venne illuminata a giorno . Silenzio . La fiammata si innalzò contro il cielo notturno gravido di nuvole . Un boato assordante investì i palazzi confinanti , facendo infrangere i vetri delle finestre . Una metà dell’edificio , quella col bombolone , crollò su se stessa . L’altra metà venne avvolta dalle fiamme . Nella notte e alla luce dell’incendio il cecchino vide numerose figure correre fuori dalla struttura e accartocciarsi al suolo , preda del fuoco . Il soldato si alzò in piedi , rientrò nell’appartamento e si sedette su di una poltrona . Comunicò nella ricetrasmittente l’esito positivo della missione  e informò la base del suo rientro imminente . Si rilassò , si accese una sigaretta e aspirò rumorosamente . Assaporò quel piccolo bastoncino fatato fino in fondo . Intanto nella piazza le fiamme divoravano un palazzo intero . La neve continuava a cadere indifferente .

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